"Propr. I. Arm H., attrice francese. Studia arte drammatica e comincia con il teatro. Già dal suo quarto film, I santissimi (1974) di B. Blier, mostra di possedere un misto di grazia e forza drammaturgica che i capelli rossi, l’incarnato diafano e lentigginoso e gli occhi acquosi contribuiscono a rendere di volta in volta sempre più aderente ai personaggi, dall’angelico al diabolico. Nel 1977 si accredita come diva, soprattutto in patria, evocando la soave follia di Pomme, la protagonista di La merlettaia di C. Goretta, e l’anno dopo rifulge di ambiguità nei panni della sospetta avvelenatrice di Violette Nozière di C. Chabrol, che le vale un premio a Cannes. Da questo momento si può permettere di scegliere i ruoli che alterna fra cinema d’autore e operazioni da botteghino, ma senza mai superare la misura di una recitazione partecipata. Appare così, fra gli altri, in I cancelli del cielo (1980) di M. Cimino, La storia vera della signora delle camelie (1981) di M. Bolognini e Colpo di spugna (1981) di B. Tavernier. Con toni più sperimentali e straniati lavora per J.-L. Godard in Si salvi chi può - La vita (1980) e Passion (1982); duetta con Miou Miou in Prestami il rossetto (1982) di D. Kurys, per poi cambiare radicalmente registro in Storia di Piera (1983) di M. Ferreri. Dopo altre presenze in film statunitensi come La finestra della camera da letto (1987) di C. Hanson, torna a cimentarsi con eroine della letteratura a partire da I dèmoni (1988) di A. Wajda da F. Dostoevskij, Madame Bovary (1991) di C. Chabrol da G. Flaubert e Le affinità elettive (1996) di P. e V. Taviani da J.W. Goethe. Di mirabile intensità i ruoli perversi in Grazie per la cioccolata (2000) sempre del prediletto Chabrol, La pianista (2001) di M. Haneke, Ma mère (2004) di C. Honoré, Proprietà privata (2007) di J. Lafosse nella parte della madre morbosa o La commedia del potere (2006), ancora di Chabrol, nel ruolo del magistrato. Tra gli altri ruoli, è una buffa zitella in 8 donne e un mistero (2002) di F. Ozon e la lacerata protagonista di Gabrielle (2005) di P. Chéreau. Convinta che il mestiere di attore non appartenga all’ambito dell’interiorità ma a quello dell’esperienza vivente, sa dare sempre ai suoi personaggi un accenno di verità e di autenticità che ne fanno in assoluto una delle più grandi interpreti del cinema europeo."